


IL LIMITE
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Nella vita, ognuno di noi raggiunge un limite e per me questa parola è collegata a un anno: 2013. 2013 come perdita del lavoro, come grave crisi economica e familiare.
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Una bambina di 5 anni giunta con la madre e il suo compagno a Torino: una città densa di smog, fredda, un freno per la sua immaginazione e fantasia. Ma perché proprio Torino? La vita è influenzata positivamente o negativamente sia dalle decisioni che si sono prese sia dalle rinunce.
Io però, nel 2013, una scelta l’ho fatta: non potevo permettere alle emozioni di avere la meglio, e così ho ripreso in mano le redini della mia vita, rivolgendomi a un’assistente sociale. Ho lottato, ho messo da parte l’orgoglio e sono stata ricompensata: una casa e cibo in tavola quotidianamente grazie all’appoggio di Fa bene.
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Si sono aperti nuovi orizzonti, dandomi una nuova opportunità e un ruolo all’interno del progetto, che ha aumentato la mia autostima. Non ero inutile, ma ricambiavo ciò che mi veniva dato con ore di volontariato, aiutando gli altri e salvando me stessa. Così nella mia vita monotona, forse solo apparentemente vuota, si sono affacciate nuove persone che, conquistando la mia fiducia, sono diventate sempre più importanti. Questo periodo buio mi ha insegnato a non piegare mai la testa e a credere ancora in un futuro migliore. Così ho anche compreso che il lavoro non è un terribile obbligo, bensì riempie la vita e motiva l’uomo ad affrontare ogni mattina una nuova giornata.
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Superato un limite, aperti nuovi orizzonti. Quello del 2013 è stato un fermo immagine, poi la vita ha ripreso il suo corso con qualche bellissima sorpresa: una nipote e desideri che rinascono. A voi ragazzi dico che la vita non è una sola perché alle volte, se non si è soli, può ricominciare.
Angela


OLTRE LA SOLITUDINE
Ho cinquant’anni. Quando mi guardo allo specchio riconosco la persona che sono diventata. Una donna placida, all’apparenza, con gli occhi un po’ tristi di chi ne ha viste tante.
Ho affrontato molti problemi nel corso della vita, ma ora ho un lavoro e molte persone che mi sono vicine e mi sostengono. Oltre ai miei connazionali, tutti coloro che fanno parte del progetto “Fa bene”, perché sono riusciti, soprattutto attraverso la conoscenza di nuovi volti, a rendermi una persona attiva e determinata anche in momenti di difficoltà, dandomi lo slancio per oltrepassare gli ostacoli e andare avanti, perché nella vita qualcosa può sempre andare storto, ma l’importante è rialzarsi.
A vent’anni ho lasciato il mio paese d’origine, il Ghana, per venire in Italia. Sognavo di poter trovare un lavoro quando, con il mio ex marito, marinaio sulle navi da trasporto, atterrai all’aeroporto di Fiumicino, per poi prendere il treno per Napoli. Lì la vita non era come mi aspettavo: io e mio marito abbiamo iniziato a lavorare in nero per sopravvivere, e quando poi abbiamo avuto la possibilità di ottenere i documenti, il nostro datore di lavoro si è tirato indietro. Ancora cambiamenti: prima Vicenza e successivamente Como, per stabilirmi poi a Torino, vicino a Porta Palazzo, quartiere Vanchiglietta, che mi piace molto per la sua tranquillità e posizione. Spesso, però, in momenti di malinconia, mi richiama alla memoria il Ghana di cui mi manca tutto: dai parenti, alle grandi distese della savana. Un paese in cui ho nipoti che non ho mai visto e che, a volte, piena di inquietudine, cerco di figurarmi: volti che mi sono stati descritti, che magari non vedrò mai, ma che mi piacerebbe, nel caso, riconoscere.
Sono una donna e una madre determinata, ho posto basi solide per una vita in un paese che mi aspettavo migliore e con più opportunità. Ora, da mamma, spero che le fondamenta che ho costruito io, diventino la casa dei miei figli e nipoti, perché possano crescere e sfruttare al massimo le loro doti e potenzialità.
La meta più desiderata sarebbe Londra, città dalle tantissime possibilità, e nella quale amici e parenti potrebbero aiutarli a trovare un ambiente in cui vivere, e raggiungere anche una buona posizione lavorativa.
Ho vissuto la mia vita sfidando me stessa e il destino, e questo mi ha permesso di stabilire obiettivi per me e la famiglia. La sfida è fondamentale nella vita di una persona, anzi si può proprio dire che fa bene.
Agostina

LA LEGGEREZZA
Se penso al futuro? No, non voglio pensarci, non mi piace, è più importante concentrarsi sul presente senza perdere tempo con la testa tra le nuvole. La vita è frenetica già così, come la mia giornata tipo: tra la bimba, il mio compagno e il lavoro è sempre una corsa continua.
Il progetto “Fa bene” è arrivato tramite i servizi sociali ed è stato proprio un colpo di fulmine. Ho subito amato questa realtà: mi piacciono la vita in comunità, la complicità e dedicare una parte del mio tempo agli altri; l'aiuto che ricevo mi serve molto, le relazioni si sono moltiplicate e rimettermi in gioco è stato più facile grazie a nuove amicizie e conoscenze. Così mi sono rialzata e ho trovato un lavoro, un equilibrio nuovo grazie al quale ho ridimensionato i miei problemi: aiutando gli altri ho aiutato anche me stessa, qui mi sono sentita utile perché non mi hanno regalato nulla ma restituisco sempre il tempo che mi dedicano. Però farlo non mi pesa, infatti una volta che non sono riuscita ad andare mi sono sentita in colpa.
Fa bene ti fa sentire persona. Un po' di tempo fa ho partecipato a una cena della Caritas e ho notato che lì c’è una forte distinzione tra il “ricco” e il “povero”: ma no, ma siamo persone! Ci troviamo in un momento di disperazione o siamo scesi un attimo giù e ci dobbiamo rialzare. Capita a tutti: magari uno non ha difficoltà economiche, ma ce ne ha millecinquecento mentali. Cos'è peggio?
Tre anni fa avevo dei problemi e volevo cambiare aria, ed è per questo sono venuta a Torino: Firenze mi stava troppo stretta, i fiorentini erano dei puzzoni e la gravidanza mi ha portata in questa tranquilla città del nord che funziona meglio. Il quartiere è venuto a caso, ma se potessi tornare indietro sceglierei Barriera ad occhi chiusi. Sono contenta che mia figlia cresca in un ambiente così multietnico ed extra-solidale, che la renderà forte e genuina.
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Forza Barriera!
Alessia

Persone che si muovono, per necessità o per caso, alla ricerca del cambiamento.
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Persone che superano la solitudine, scoprono la solidarietà, imparano come, dopo essere caduti, ci si possa rialzare.
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Da qualche parte, una felicità possibile le attende.
